Adoro l’Arabica pura, a prescindere dal tipo di lavorazione che la caratterizza (grani, polvere, capsule e cialde). Questa qualità ha un basso tenore di caffeina, che si traduce in una buona tollerabilità da parte dell’organismo e, quindi, nella possibilità di bere qualche tazzina in più nel corso della giornata. La bevanda che ne origina è molto gradevole; ha infatti, un aroma dolce e fruttato; in più, non è né amara, né astringente. Ci sono dei momenti, tuttavia, in cui essa non rappresenta la soluzione ideale. In alcune circostanze, ad esempio, avverto la necessità di un caffè dall’aroma più intenso, dal gusto più deciso, dal corpo più consistente e, soprattutto, dal tasso “caffeinico” più elevato, in grado di farmi superare quello stato di torpore, che a volte sembra essere un muro invalicabile. Altre volte, invece, la preparazione a base di Arabica al 100% risulta o mal tollerata dal mio stomaco per quell’acidità lievemente marcata che la connota, oppure poco gradita agli ospiti, soprattutto se fumatori, che la giudicano troppo “leggera”.
Per tali motivi ho deciso di ordinare una miscela che coniugasse i citati pregi dell’Arabica a quelli della Robusta, di cui apprezzo il corpo consistente e la crema molto spessa, ma non il gusto amaro e l’aroma sovente legnoso. Questa sostanzialmente la ragione per cui ho evitato una selezione a base di sola Robusta, pur sapendo che, con il suo alto contenuto di caffeina, il suo basso tenore di acidità e il suo gusto forte e deciso sarebbe stata ancor più adatta a quelle situazioni poc’anzi evocate, in relazione alle quali la mia tant’amata Arabica pura si rivela “inadeguata”.
Le capsule che ho scelto, le “Miscela ORO”, contengono, in effetti, referenze di entrambe le cultivar, provenienti da varie parti del mondo, le quali vengono tostate a Pascarola, frazione di Caivano in provincia di Napoli, ove avviene anche il confezionamento delle capsule. Qui ha, infatti, sede il sito produttivo di “Caffè BORBONE”, marchio di cui è titolare la società napoletana Aromatika (che è controllata da Italmobiliare, la nota holding milanese di partecipazioni della famiglia Pesenti), la quale è tra i maggiori produttori di caffè, che commercializza, a livello globale, in tutte le forme (grani, macinato, capsule e cialde). Dopo qualche esperienza negativa con le capsule compatibili, in genere acquisto solo quelle marchiate “Dolce Gusto”. Stavolta ho fatto un’eccezione, lasciandomi condizionare dalla buona fama, che “Caffè BORBONE” si è guadagnato nei miei confronti per effetto di diversi riscontri positivi.
2️⃣🎁⚠ IL PACKAGING🎁 e L’ETICHETTATURA⚠.
Reputo che il packaging di quest’articolo sia in grado di opporre una valida resistenza agli urti e agli altri agenti esterni, che possono intervenire in fase di stoccaggio e di trasporto. L’involucro consta, infatti, di una variopinta scatola di cartone riciclabile, che racchiude 6 distinti astucci di plastica, contenti ciascuno 15 capsule.
Le 90 capsule sono perfettamente integre; in particolare, il film superiore di ognuna è correttamente termosaldato, per cui garantisce un’efficiente sigillatura in atmosfera protettiva. Una chiusura ermetica, che è strumentale sia alla preparazione della bevanda che alla conservazione del prodotto. Da un lato, infatti, assicura la corretta pressione di esercizio della macchina, che è essenziale per ottenere una bevanda organoletticamente integra. Dall’altro, genera un’efficace schermatura contro l’ossidazione, prevenendo la rapida degradazione della polvere di caffè. A mantenere inalterata la fragranza del caffè concorre anche il sigillo “salvaroma”, applicato sul foro di erogazione del liquido; una linguetta di colore rosso, che bisogna ricordarsi di rimuovere prima dell’inserimento della capsula nella macchina espresso.
L’etichettatura, (anche) in lingua italiana, è intelligibile, ma non proprio esaustiva. Le informazioni a disposizione del consumatore non sono molte; tra i pochi dati che emergono c’è la tostatura ed il confezionamento in Italia, nonché l’origine extraeuropea della materia prima. Per il resto, si parla genericamente di caffè macinato in capsule, senza precisare il rapporto tra Arabica e Robusta; in effetti, la normativa italiana non impone l’obbligo di indicare le percentuali dei caffè utilizzati nel blend, salvo che si tratti di Arabica al 100%.
Ben specificate sono, invece, le proprietà organolettiche principali, le quali vengono illustrate tramite la classica simbologia, che indica i valori di ciascuna di esse attraverso un intuitivo grafico “a ragnatela”. Diversi sono i loghi afferenti all’impatto ambientale; l’economia della presente trattazione non mi consente, però, di analizzarli singolarmente. Mi limito soltanto a rilevare che riguardano quasi esclusivamente l’imballaggio; molto probabilmente perché le capsule in parola non sono riciclabili, cioè gestibili attraverso il sistema di selezione e raccolta differenziata dei rifiuti; prima di poterle gettare nel bidone della plastica, va integralmente rimosso il contenuto, il quale andrà naturalmente conferito nel bidone dell’organico.
Ognuno dei 6 astucci reca il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), il quale, espresso dalla formula “da consumarsi preferibilmente”, è collocato piuttosto avanti nel tempo (circa un anno rispetto al momento della consegna). Sottolineo che tale data pertiene al profilo della qualità e non a quello della sicurezza; rappresenta, infatti, il termine temporale fino al quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà se conservato correttamente, ossia, secondo quanto riportato sulla confezione, in luogo fresco ed asciutto. Superato il “TMC” non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue caratteristiche organolettiche e di gradimento inizieranno a subire una progressiva flessione.
Di fianco all’indicazione del peso (105 g, che corrispondono ad un peso unitario di 7 g di caffè torrefatto e macinato per capsula), non compare la “℮” rappresentativa del c.d. “simbolo di stima”, la quale dovrebbe certificare che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea.
3️⃣ IL TEST ORGANOLETTICO☕😋.
Ho usato le capsule in esame, rispettando le istruzioni del loro produttore e quelle del fabbricante della macchina (che, in questo caso, almeno teoricamente, dovrebbero essere coincidenti). In particolare, salvo rare eccezioni, ho utilizzato l’erogazione ad una tacca, ottenendo una soluzione ristretta di 30/35 ml, che, oltre a offrire una crema molto densa, a dire di alcuni esperti, dovrebbe contenere un minor tasso di caffeina. Prima del caffè, al quale non ho aggiunto zucchero, ho sempre bevuto un bicchiere d’acqua naturale per pulire il palato.
Innanzitutto, non ho registrato nessuno di quegli inconvenienti, in cui si incappa soprattutto quando si ricorre a prodotti non originali particolarmente economici. Tutte le volte la capsula si è perfettamente adattata alla sede destinata ad ospitarla, consentendo un agevole inserimento del c.d. “supporto per capsule” nel corpo macchina. Il funzionamento dell’apparecchio è stato regolare e l’erogazione impeccabile. In particolare, la punta dell’ago attraverso cui l’acqua viene iniettata nella capsula ha sempre forato senza problemi la sua membrana superiore (il c.d. “top film”); non ci sono state fuoriuscite accidentali di liquido nel corso dell’intera procedura; l’espulsione della capsula esausta è avvenuta senza problemi.
Ho, innanzitutto, appurato che le doti organolettiche di questa miscela cominciano ad affiorare appena le prime “lacrime” di caffè cadono nella tazzina. L’olfatto viene immediatamente catturato dal loro delizioso profumo. Terminata l’erogazione, il liquido risulta nascosto da una crema vellutata, abbastanza densa (definirei lo spessore e la tessitura di livello medio) e alquanto persistente. La sua colorazione è piuttosto uniforme ed è un nocciola di media tonalità.
A mio giudizio, questa “miscela ORO”, diversamente dalle referenze di Arabica pura alle quali sono abituato, ha un gusto un po’ più forte e deciso, che, tuttavia, non risulta eccessivo, verosimilmente proprio per la presenza dell’Arabica, che attenua i toni accentuati della Robusta. L’aroma che si percepisce, sia inizialmente, avvicinando la tazzina fumante al naso, che dopo l’assaggio, per via retronasale, è alquanto gradevole. Non sono in grado di stabilire con precisione di quali sentori si tratti; sembrano delle note cioccolatose.
Alla degustazione il caffè si rivela morbido: scivola in bocca, sembra quasi accarezzarla. Si avverte, inoltre, un sapore ricco, che si diffonde in tutto il cavo orale con il progredire del sorseggio. Ritengo corretta la classificazione operata dal produttore con riferimento all’intensità, alla quale assegna un valore di 7/10. Non ci sono fastidiose punte di amarezza (la dolcezza è di 9/10), ma solo una leggera acidità, quasi impercettibile (6,5/10), che, comunque, a me piace. L’esame palatale rivela una buona densità; in particolare, se, col caffè in bocca, si spinge la lingua contro il palato, quello che emerge è un corpo pieno (8/10), che denota la presenza di solidi in sospensione (oli, acidi organici e composti vari), probabilmente dovuta, non solo alla Robusta, ma anche alla tostatura “spinta”. All’interno delle guance e sulle gengive non si avvertono quelle sensazioni di raggrinzimento e di secchezza, caratteristiche dell’astringenza. Al termine della degustazione rimane in bocca per un bel po’ di tempo un piacevole sapore fruttato. Oserei quasi dire che si tratta di un gusto pieno piuttosto, dotato di apprezzabile persistenza (7,5/10), in cui amaro e acido sono ben bilanciati tra loro e dove non manca un’amabile nota dolce. Nel complesso, la bevanda risulta facilmente digeribile e consentanea a buona parte della giornata; personalmente, salvo rare occasioni, evito di consumarla dal tardo pomeriggio in poi.
4️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻
Ritengo che questa selezione abbia un gusto rotondo, ossia equilibrato, poiché le diverse proprietà organolettiche sono piuttosto bilanciate, senza che nessuna sovrasti le altre. Lo standard qualitativo è, nel complesso, appagante: le caratteristiche delle capsule, le doti organolettiche delle miscele e il packaging non danno luogo ad alcuna doglianza. Sulla scòrta di quanto appena dedotto, tenendo anche a mente che si tratta di capsule prodotte da “Caffè BOROBONE”, reputo conveniente e particolarmente concorrenziale l’attuale prezzo di 22,90 euro per 90 elementi, visto che equivale ad un costo unitario di poco superiore ai 25 cent.
L’esperienza maturata con questo e altri prodotti simili, mi porta a fare una considerazione, che si può rivelare utile se l’acquisto delle capsule non è finalizzato a un uso strettamente personale. L’Arabica pura non è apprezzata da tutti; diverse persone, soprattutto i fumatori, giudicano troppo “leggera” la bevanda che ne deriva, per cui gradiscono di più le miscele di Arabica e Robusta, che, a loro giudizio, rappresentano il connubio ideale tra il gusto dolce e aromatico della prima e quello intenso e corposo della seconda. Se, quindi, la fornitura è destinata prevalentemente agli ospiti e non si tratta di una platea di intenditori, può risultare più appropriato ed economico l’acquisto di capsule a base mista, preferibilmente con prevalenza di Arabica.