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Clinamen: La fine degli inizi (Ikigai Narrativa) Formato Kindle
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Intorno c’è Milano, al centro lei.
Sospesa tra il passato, distante ma ancora significativo, e il futuro che sembra non decidersi ad arrivare, osserva quella città piena di occasioni, così diversa dalla Sicilia che continua a richiamarla indietro. E mentre, come tutti, muove i primi passi in cerca di uno spazio nel mondo, le scorre attorno l’umanità che sussurra piccole storie quotidiane.
C’è la voce dell’uomo gentile dietro il muro, c’è il vecchietto incontrato in ascensore o la donna che beve birra alla fermata del tram. C’è la madre, rimasta su una poltrona nella vecchia casa, e poi un ragazzo, l’unico con cui si può parlare davvero. Ci sono progetti e speranze, e c’è soprattutto la domanda fatta da quel padre che non c’è più: cosa sei, cosa sarai?
L'autrice
Sara Gavioli lavora come redattrice freelance per autori, editori e agenzie, dunque si prende cura delle storie. Ha vissuto a Siracusa, a Catania, a Milano e oggi vive ad Abbiategrasso, ma non è escluso che si sposti ancora in cerca di un luogo da chiamare definitivamente “casa”.
Nel 2016 il suo romanzo d’esordio, “Un certo tipo di tristezza”, è stato pubblicato dall’editore Inspired. Da allora non ha mai smesso di scrivere.
Romanzo vincitore del Premio Amarganta VI edizione, 2020 (Primo classificato)
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione3 settembre 2020
- Dimensioni file526 KB
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Dettagli prodotto
- ASIN : B08F546ZT4
- Editore : Ikigai (3 settembre 2020)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 526 KB
- Utilizzo simultaneo di dispositivi : illimitato
- Da testo a voce : Abilitato
- Screen Reader : Supportato
- Miglioramenti tipografici : Abilitato
- Word Wise : Non abilitato
- Memo : Su Kindle Scribe
- Lunghezza stampa : 179 pagine
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 162,084 in Kindle Store (Visualizza i Top 100 nella categoria Kindle Store)
- n. 1,739 in Famiglia e relazioni (Kindle Store)
- n. 2,703 in Passaggio all'età adulta
- n. 3,235 in Narrativa contemporanea (Kindle Store)
- Recensioni dei clienti:
Informazioni sull'autore

«Devi scrivere una biografia, qualche parola su di te.»
Sara nasce a Siracusa nel 1984. Figlia unica, coltiva da subito l’interesse per gli studi umanistici. Dopo la laurea si trasferisce a Milano per cercare un lavoro.
«Ma così manca di personalità! Devi essere più simpatica, più interessante. E poi non hai parlato affatto dei tuoi risultati.»
Sara nasce a Siracusa nel 1984. Ci ha messo troppo a crescere, poi l’ha fatta grossa: ha scritto un romanzo.
Qualche anno fa ha vinto dei concorsi di poesia, e negli anni ’90 ha conquistato una coppa ai giochi del catechismo. Terzo posto. Oh, erano difficili.
«Meglio. Però non c’è abbastanza fantasia. Ai lettori deve importare di conoscerti, di scavare dentro la tua psiche.»
Sara nasce sull’Isola che non c’è, sotto il segno del topo. Che sembra un segno sfigato, ma in realtà il topo ama vivere in modo ambizioso. O almeno così dicono, che ne so.
Proprio per questo, Sara inizia uno studio sulle crepe del muro che la porterà a gustare appassionanti esperienze mentali dalle quali uscirà cresciuta, trasformata. Oggi si impegna per trasmettere ciò che ha imparato al suo vasto pubblico, composto da una gatta e due canarini. A volte sembra che non capiscano, ma va meglio ogni giorno.
«Perfetto.»
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La scrittura dell'autrice è infatti magnetica, probabilmente a causa dello stile secco e tagliente che si pone in uno strano contrasto rispetto alle emozioni calde e vischiose che evoca nel lettore; nella sua asciutta concisione, che tuttavia risulta incredibilmente comunicativa, ricorda il primo Pontiggia ne" La morte di un uomo in banca". Simile al primo romanzo di Pontiggia lo è anche in una delle tematiche che vengono affrontate: giovani spaventati che si affacciano vacillanti al mondo del lavoro; giovani di talento, che vengono tuttavia travolti dalla violenza e dalla spietatezza della competizione per accaparrarsi i quattro spicci necessari a sopravvivere.
Una generazione costretta dalle circostanze a restare intrappolata in una sfera emotiva infantile in cui la preoccupazione principale rimane sempre la propria stessa esistenza, senza che il mondo esterno conceda mai il lusso di potersi permettere un briciolo di reale altruismo. L'autrice stessa pare denunciare questo fatto nell'intitolare l'ultimo frammento “Cosa farò da grande”, pur essendo ben chiaro che l'età della protagonista non è certo quella di una bambina.
Essa infatti mostra sì curiosità nei confronti dei personaggi che incontra, ma quella curiosità è destinata a non maturare in nient'altro, anzi lei pare poi ritrarsi spaventata da questi incontri, le sue angosce sono talmente pressanti da non lasciarle il modo di pensare per più di un istante a quelle altrui. Gli eventi e le persone la bombardano, e tutto ciò che può fare sembra essere, in ultima analisi, continuare a lottare privatamente.
Mai come nel caso di questo libro una citazione introduttiva è stata altrettanto calzante: proprio come gli atomi di Epicuro, le persone si incontrano senza però riuscire mai veramente a fondersi, a superare quella pesante barriera di individualità che le divide, e senza nemmeno riuscire mai a comunicare realmente fra loro. Ogni dialogo che la protagonista ascolta o a cui partecipa è infatti caratterizzato dalla più totale incomprensione. I dialoghi sono uno dei punti forti del romanzo, risuonando dolorosamente verosimili nell'impossibilità di veicolare davvero una comprensione reciproca; sembra di vederli, di sentirli, di viverli.
Uno dei pochissimi casi in cui questa barriera di solitudine viene parzialmente superata è il rapporto della protagonista con la madre, che viene rappresentato con una delicatezza commovente: le due non si capiscono e probabilmente non si capiranno mai, ma lo sforzo che fanno per protendersi l'una verso l'altra è tale da rendere evidente l'affetto che le lega, senza che la descrizione risulti mai sdolcinata o banale: veramente ben scritto.
In definitiva una lettura che non si può fare a meno di consigliare, per vivere tramite la voce narrante le angosce e le paure della generazione dei Millennials.
Il modo di scrivere dell’autrice ti rapisce sin dalle prime battute, ti trasporta nella storia e non ti lascia più andare. Si è costretti a seguire le vicende anche solo per il semplice fatto che il lettore si abbevera dei vari periodi.
Una totale immersione nella storia non mi capitava così da quando mi innamorai di Stephen King e quindi potete ben capire quanto questa scrittrice mi abbia coinvolto nelle sue storie.
Riesce a caratterizzare bene i personaggi portando il lettore ad empatizzare enormemente con loro, un coinvolgimento emotivo anche con quei personaggi che sono lontani dal nostro modo di intendere la vita. Ricordo quanto arrivai a non sopportare la protagonista di Miasma nella prima parte del libro, allo stesso modo in cui riesco a provare un estrema simpatia nei confronti della protagonista di questo libro. Una protagonista di cui non conosciamo il nome ma con la quale non si può che rimanere legati, perché la sua vita rispecchia tantissimo la realtà quotidiana che molti di noi affrontano.
Altro elemento del romanzo che ti pone a legarti alla protagonista sono le singole vicende di vita quotidiana. La Gavioli riesce a rendere un incontro in un bus con un personaggio secondario un motivo di analisi introspettiva che ognuno di noi vive nell’arco delle proprie giornate.
Ritengo che sia questa la forza dell’autrice, cioè quella di portarci con lei senza neanche accorgersi di stare leggendo parole ma come se stessimo vivendo a stretto contatto con i protagonisti. Ti ritrovi a mangiare sushi ed essere arrabbiato perché quel colloquio che non è andato bene e comprendi esattamente le sensazioni di chi vive quell’evento. Perché la Gavioli riesce a prendere i vari frammenti di una realtà che ognuno di noi vive, e creare un romanzo dove a poco a poco quei frammenti si uniscono.
Non in una logica di bello o brutto, ne di bianco o nero, ma riesce a restituire tutte quelle zone grigie che nella nostra esistenza sperimentiamo senza fine. Rapporti di vita dove non esistono soluzioni definitive ma dove si entra in un eterno compromesso, e dove spesso solo la forza dei sentimenti e dei ricordi sono il collante per non frantumarsi.
Queste parole molto confuse vogliono solo portare alla luce la bravura della Gavioli e il mio enorme consiglio a recuperare le sue opere. Ritengo che un lettore almeno una volta nella vita dovrebbe leggere qualcosa di suo e provare quella gioia e quel devasto che solo noi, amanti delle sue storie, possiamo davvero capire.

Il modo di scrivere dell’autrice ti rapisce sin dalle prime battute, ti trasporta nella storia e non ti lascia più andare. Si è costretti a seguire le vicende anche solo per il semplice fatto che il lettore si abbevera dei vari periodi.
Una totale immersione nella storia non mi capitava così da quando mi innamorai di Stephen King e quindi potete ben capire quanto questa scrittrice mi abbia coinvolto nelle sue storie.
Riesce a caratterizzare bene i personaggi portando il lettore ad empatizzare enormemente con loro, un coinvolgimento emotivo anche con quei personaggi che sono lontani dal nostro modo di intendere la vita. Ricordo quanto arrivai a non sopportare la protagonista di Miasma nella prima parte del libro, allo stesso modo in cui riesco a provare un estrema simpatia nei confronti della protagonista di questo libro. Una protagonista di cui non conosciamo il nome ma con la quale non si può che rimanere legati, perché la sua vita rispecchia tantissimo la realtà quotidiana che molti di noi affrontano.
Altro elemento del romanzo che ti pone a legarti alla protagonista sono le singole vicende di vita quotidiana. La Gavioli riesce a rendere un incontro in un bus con un personaggio secondario un motivo di analisi introspettiva che ognuno di noi vive nell’arco delle proprie giornate.
Ritengo che sia questa la forza dell’autrice, cioè quella di portarci con lei senza neanche accorgersi di stare leggendo parole ma come se stessimo vivendo a stretto contatto con i protagonisti. Ti ritrovi a mangiare sushi ed essere arrabbiato perché quel colloquio che non è andato bene e comprendi esattamente le sensazioni di chi vive quell’evento. Perché la Gavioli riesce a prendere i vari frammenti di una realtà che ognuno di noi vive, e creare un romanzo dove a poco a poco quei frammenti si uniscono.
Non in una logica di bello o brutto, ne di bianco o nero, ma riesce a restituire tutte quelle zone grigie che nella nostra esistenza sperimentiamo senza fine. Rapporti di vita dove non esistono soluzioni definitive ma dove si entra in un eterno compromesso, e dove spesso solo la forza dei sentimenti e dei ricordi sono il collante per non frantumarsi.
Queste parole molto confuse vogliono solo portare alla luce la bravura della Gavioli e il mio enorme consiglio a recuperare le sue opere. Ritengo che un lettore almeno una volta nella vita dovrebbe leggere qualcosa di suo e provare quella gioia e quel devasto che solo noi, amanti delle sue storie, possiamo davvero capire.

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