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Colpa di Darwin? Razzismo, eugenetica, guerra e altri mali Copertina flessibile – 5 novembre 2009
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- Lunghezza stampa332 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreUTET
- Data di pubblicazione5 novembre 2009
- Dimensioni15 x 2.5 x 23 cm
- ISBN-108802081190
- ISBN-13978-8802081199
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Dettagli prodotto
- Editore : UTET (5 novembre 2009)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 332 pagine
- ISBN-10 : 8802081190
- ISBN-13 : 978-8802081199
- Peso articolo : 558 g
- Dimensioni : 15 x 2.5 x 23 cm
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Ancora una volta, comunque, complimenti al rigore storico di La Vergata. “Colpa di Darwin?” è un inno alla complessità della storia e contemporaneamente un’aspra condanna delle ricostruzioni semplicistiche e semplicisticamente lineari. Il volume – che è dedicato non a Darwin ma al «darwinismo» – comincia con una rapida presentazione dell’evoluzione per selezione naturale e dell’applicazione di tale teoria alla specie umana (problema, quest’ultimo, estremamente complesso). Già soltanto questa prima parte permette dunque di fare alcune importanti distinzioni tra le posizioni di Darwin, Wallace e Spencer.
Dopo un capitolo dedicato ai rapporti tra darwinismo e religione, La Vergata infila uno dopo l’altro quattro capitoli dedicati rispettivamente a darwinismo sociale, razzismo, eugenetica e guerra. È qui che la domanda «colpa di Darwin?» rivela la propria importanza. Dalla lettura di queste pagine, che costituiscono sostanzialmente una ripetizione di quanto scritto in “Guerra e darwinismo sociale”, possiamo ricavare alcune tesi fondamentali; limitandoci a due:
(1) Nessuna di quelle dottrine si presenta in maniera univoca. Esistono decine di giustificazioni diverse di ciascuna di esse, relative a ideologie e posizioni politiche diverse e perfino opposte.
(2) Di nessuna di tali dottrine può essere considerato responsabile Darwin. Nelle sue opere quest’ultimo non faceva altro che riflettere convinzioni e pregiudizi endemici all’interno della cultura britannica. Laddove qualcuno si sia rifatto a Darwin, in particolare al concetto di lotta per l’esistenza, per giustificare posizioni belliciste, razziste, ecc. lo ha fatto dando una veste pseudo-darwiniana a convinzioni già largamente diffuse prima e indipendentemente da Darwin.
La questione del darwinismo sociale, poi, è la più complessa. L’idea (condivisibile) di La Vergata è che tale termine designi realtà talmente variegate e diversificate che tanto vale farne a meno. A che serve una categoria che identifichi tutto e il contrario di tutto? In fondo, ci spiega, l’unico vero darwinista sociale fu Darwin; e, d’altro canto, «non poteva non esserlo e ne aveva tutto il diritto» (p. 41).
Sono invece solo parzialmente soddisfatto dell’ultimo capitolo, dedicato all’egoismo, sul quale avevo qualche aspettativa in più, essendo la parte inedita. Qui La Vergata a mio avviso cerca di inserire troppo in troppo poco spazio (la questione dell’altruismo e della cooperazione, la posizione di Huxley, quella di Lorenz, il gene egoista, la sociobiologia, ecc.). Resta comunque utilissimo – come tutto il resto del volume – per quanto riguarda le “suggestioni” bibliografiche.