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![Dieci parole per uccidere: La seconda indagine di Luce Frambelli di [Marina Bertamoni]](https://m.media-amazon.com/images/W/IMAGERENDERING_521856-T1/images/I/51ljUo9idtL._SY346_.jpg)
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Dieci parole per uccidere: La seconda indagine di Luce Frambelli Formato Kindle
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Le cose, però, non sono così semplici e l’Ispettrice Luce Frambelli, guidata da un’ispirazione e da un’ostinazione tutte femminili, è decisa ad andare oltre le apparenze. Ci sono molte cose che non tornano e
Luce non è disposta ad accettare la soluzione più facile, quella che consentirebbe di chiudere il caso senza troppe complicazioni. La tenacia di Luce si scontra con la svagatezza del Vicequestore Binaschi, sempre più assente e rassegnato, e con le resistenze del Dottor Rufillo, il magistrato inquirente che aspira a una carriera politica. Soprattutto, Frambelli dovrà combattere con una mentalità che vede lo straniero come il colpevole ideale, il capro espiatorio da sacrificare a prescindere. È una lotta contro i pregiudizi, nel tentativo di stabilire una verità assoluta. Sempre che questo sia possibile, perché la verità è una dea dalle molte facce e tu vedrai solo quella che ti assomiglia.
Marina Bertamoni è nata a Milano il 10 settembre 1961. Laureata in Scienze Geologiche, lavora in una multinazionale dell’energia. Vive con la sua famiglia a Vizzolo Predabissi, in provincia di Milano. Da sempre appassionata di letteratura gialla e thriller, da una decina di anni scrive romanzi e racconti di quel genere intrigata dalla sfida di comporre trame nelle quali ogni tassello trovi la propria esatta collocazione, all’interno di un mosaico perfetto e sorprendente. Con il romanzo La Dea della Luna (Edigiò) ha vinto nel 2008 il “Premio Nazionale Nero Wolfe” e nel 2011 ha ricevuto la Menzione d’Onore del “Premio Letterario Internazionale Santa Margherita Ligure-Franco Delpino”. È stata inoltre finalista al “Premio Letterario Mario Casacci - Orme Gialle” e al “Premio Letterario Garfagnana in Giallo”, nonché segnalata al premio “Giallo sui laghi”. Nel 2014 ha pubblicato il romanzo Camping Soleil (I Sognatori), vincitore della III Edizione del “Concorso Letterario Internazionale Il Picchio - Città di San Giuliano Milanese”. Nel 2016 Chi Muore Giace si è classificato secondo al “Premio Letterario Giallo Garda” (Sezione Inediti). Per Fratelli Frilli Editori ha pubblicato Chi Muore Giace (2017).
- LinguaItaliano
- EditoreFratelli Frilli Editori
- Data di pubblicazione11 dicembre 2018
- Dimensioni file983 KB
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Dettagli prodotto
- ASIN : B07L9LCYXJ
- Editore : Fratelli Frilli Editori (11 dicembre 2018)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 983 KB
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Recensione di "Dieci parole per uccidere" di Marina Bertamoni.
Ho iniziato a leggere questo romanzo prevenuta.
Positivamente prevenuta, però. Credo di aver letto, non tutto quello che l'autrice ha scritto, ma sicuramente tutto quello che ha pubblicato. Marina Bertamoni non mi ha mai delusa. La sua scrittura è semplice, chiara, fluida. I suoi personaggi sono sempre molto ben definiti e ricchi di particolari e, quello che più mi piace, hanno tutti un background elaborato.
La Bertamoni ha metodo. E si comprende, leggendo Dieci parole per uccidere, come questo metodo funzioni. Nella trama non ci sono sbavature né cedimenti di tensione. Il ritmo è sempre serrato, il percorso è lineare. Perlomeno, lo è nella mente dell’autrice, perché chi legge - e qui sta la bravura – viene portato come un pesce all’amo fino alla fine. Tutto funziona, tutto è preciso, tutto è detto negli indizi che la Bertamoni lascia lungo il percorso rispettando il patto implicito sempre valido tra lo scrittore di gialli e il suo lettore: non ci sono imbrogli, né voli pindarici o deus ex machina che intervengano dall’alto a risolvere situazioni altrimenti inestricabili. No, non c’è il ricorso a questi trucchetti per spiazzare chi legge. In verità mi offenderei se ne trovassi. Invece la linea guida è proprio nella competenza e professionalità con cui l’autrice ci narra i fatti. Sta a noi, se ci riusciamo, intuire chi sia il colpevole prima che ce lo svelino.
Io avevo qualche sospetto, ma anche molte incertezze.
Mi piace molto anche come Marina ci presenta i suoi personaggi. Non supereroi o supercriminali, ma persone comuni che per svariati motivi si trovano da una parte o dall’altra della legge. Persone imperfette come ne troviamo ogni giorno sul nostro cammino.
Parliamo del titolo. Non è un caso che dieci siano le parole per uccidere e dieci i capitoli in cui è diviso il romanzo, ognuno dedicato a una parola. Alla fine delle dieci parole sappiamo chi, e soprattutto perché, ha ucciso. Non sempre i titoli sono indovinati, ma questo lo è.
Insomma, lettura più che positiva, con due leggere imperfezioni. La prima è che avrei apprezzato una attenzione maggiore al finale, un po’ “tirato via”. Sarà che conoscendo l’autrice da lei mi aspetto sempre il meglio senza sconti, ma ho avuto la sensazione di un po’ di fretta nella stesura. Nulla però che possa sminuire l’ottimo risultato, è solo che mi piace essere quanto più imparziale possibile e conoscendo l’autrice di persona ho forse calcato un po’ di più la mano. Spero che Marina mi perdoni!
La seconda imperfezione è dovuta esclusivamente al mio gusto personale. Io parlo spesso della mia attenzione alla cover di un libro, perché è il biglietto da visita della storia. Purtroppo evidentemente il mio gusto non collima con quello del grafico della Fratelli Frilli, perché finora non ho ancora incontrato la copertina che mi trasmetta l’ansia di leggere.
In complesso, un’ottima storia da un’ottima autrice e ne suggerisco la lettura.
Il primo motivo per tributarle i complimenti è l’idea, che trovo assolutamente geniale, di iniziare ogni capitolo con una delle dieci parole del titolo, parola a cui l’autrice dedica, ogni volta, una decina di righe molto poetiche.
La seconda ragione è l’intreccio perfetto, una specie di puzzle di cui, gradualmente, emergono i pezzi grazie alla straordinaria caparbietà e testardaggine dell’ispettrice che non molla mai anche quando l’indagine viene ufficialmente chiusa, fantastica! Anche in questa seconda indagine ritroviamo i suoi colleghi Calligaris e Campiglio, il vicequestore Binaschi, il suo nuovo amico, lo scrittore Angelo, a cui Luce si rivolgerà per farsi aiutare in un caso personale che le sta molto a cuore.
Il terzo motivo è lo stile, corretto e dal ritmo veloce ma, allo stesso tempo, anche molto poetico, soprattutto nei dieci incipit iniziali con le parole del titolo che ritroveremo nell’ultimo capitolo: il puzzle si è completato!