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Erbaluce: 27 racconti in cerca di lettori. Storie tra ieri oggi e domani. Copertina flessibile – 20 agosto 2021
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Può una bicicletta illuminare una stanza?
Tamara mostra felice a sua nipote un ritratto, la ragazza lo ammira e ne ascolta il racconto, ma nelle sue parole scopre una cosa terrificante.
Se questo libro fosse un piatto sarebbe: un aperitivo. Tanti piccoli stuzzichini, da assaporare singolarmente.
- Lunghezza stampa123 pagine
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione20 agosto 2021
- Dimensioni15.24 x 0.79 x 22.86 cm
- ISBN-13979-8460792245
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Dettagli prodotto
- ASIN : B09CRTXPJP
- Editore : Independently published (20 agosto 2021)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 123 pagine
- ISBN-13 : 979-8460792245
- Peso articolo : 240 g
- Dimensioni : 15.24 x 0.79 x 22.86 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 435,105 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 36 in Lettura e scrittura materiale didattico
- n. 184 in Racconti di azione e avventura
- n. 10,168 in Antologie (Libri)
- Recensioni dei clienti:
Informazioni sull'autore

Nasco a Milano negli anni 60. Dopo gli studi, il lavoro. La passione per i viaggi emerge negli anni 80 quando sposo Roberto. Con lui maciniamo negli anni migliaia di chilometri, in auto, moto, nave, aereo. Proprio grazie alla voglia di non perdere neanche un minuto di ogni esperienza, ho iniziato a scrivere il diario di viaggio. Morale per ogni viaggio, oggi posso rileggere le sensazioni e le emozioni, e tramite le foto anche i luoghi. Poi, mi sono avvicinata alla scrittura, quella che mostra la parte quotidiana della vita raccontandola con ironia e cuore. Di seguito se volete il link del mio sito. https://www.robertomischiatti.it/
RECENSIONE del Prof. Carlo Del Misto
“Scrivendo, vivendo e inventando momenti emozionanti trasmessi con genuinità e leggerezza”.
Isabella Galeotti stupisce con la sua disarmante semplicità già dalla brevissima ma chiara e per quel che occorre, esaustiva, prefazione. Usa tre gerundi di tutto rispetto ponendoli l’uno accanto all’altro con sapiente maestria, dove l’atto dello “scrivere” è accostato con delicata sensualità al concreto “vivere” ed entrambi sono offerti in dono alla Dea dell’invenzione che attraverso di essi elargisce emozioni.
La lingua moderna tende a rinunciare al gerundio a tutto vantaggio dell'uso di forme coniugabili come il presente e l'imperfetto, mentre è in espansione l'uso dalla perifrasi progressiva; ma da quel che ci promette l’autrice i ventisette racconti hanno una sola vocazione: la ricerca che viene personificata e si mette “in cammino” cercando -con la certezza che lo incontrerà- il suo lettore, assecondando il brocardo: “un buon libro troverà sempre un buon lettore”.
Sin dal primo racconto, inquietante e misterioso (Alta Marea), si percepisce l’ottima scrittura della Galeotti che sembra saper dosare con la disinvoltura dello scrittore navigato suspence e coraggio, ammansendo le parole e rendendole docili al suo volere, raggiungendo persino vette di buon lirismo: “la notte che mi ha incorporato in questo panorama...” precede il respiro naturale del mare nella tragedia annunciata dove “L’alta marea, subdola e strisciante” avrà la meglio sulla protagonista, forse.
I racconti sono una congerie di personaggi, situazioni e storie a volte anche al limite del paradosso, ma piacevoli e fruibili perché brevi e ben curati nella forma e nell’aspetto. Il “bleso” Principe cui balbettano in rima persino i pensieri, fa eco al viscido Chef che si esprime in romanesco e fa video impenitenti. Citarli tutti sarebbe ultroneo perché ciascuno di essi è un mondo a parte, anche se la narrazione dura solo il tempo di due facciate.
C’è di che perdersi e di che ritrovarsi fra le pagine magnetiche di Isabella Galeotti che non lasciano adito a dubbi: c’è la vita dentro questi ventisette racconti, quella fatta di tante storie vissute personalmente, ascoltate, lette o sentite dire, emozioni in rassegna che non lasciano il tempo che trovano ma che generano attente valutazioni o amara ilarità (Le avventure di Otis), altre volte itinerari interiori (Il Viaggio) o un riferimento alla cronaca (Il Pesce Palla) o altre volte ancora impressioni scaturenti dalla profonda osservazione di un dipinto (Zia Tamara).
Collocare un autore in un “tipo” nel panorama odierno è difficilissimo a meno che non sia lo stesso a autodefinirsi, salvo poi verificare la sussistenza di alcuni parametri obiettivi. A dirla tutta nel libro si notano spunti dell’irridente hemingwayano e impulsi che rammentano il Barile di Ammontillado (E.A.Poe), ma al lettore l’ardua sentenza.
A chi scrive è rimasto molto impresso il racconto “Erbaluce” che peraltro dà il titolo all’opera, per la sua forza narrativa che si impone con perentorietà in un fatto privo di eccezionalità perché tutto sommato quotidiano, laddove la protagonista trova il coraggio (dopo un dialogo con il proprio Io di kafkiana memoria) di imporsi nei confronti dei fratelli affinché un immobile ereditario non sia posto in vendita. Ma proprio dall’ordinarietà del linguaggio, dall’approccio diretto e non mediato da inutili fronzoli sgorga la potenza narrativa della Galeotti, cui va il plauso per la bella opera che regala alla storia e l’augurio di mantenere e ove mai necessario, superare le vette della gratificazione personale nella consapevolezza di
aver lasciato una traccia nel cammino del tempo.
Prof. Carlo Del Misto
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Recensito in Italia il 1 aprile 2022
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I personaggi si stagliano tramite brevi ma intensi flash, con le loro caratteristiche peculiari, all'interno della trama e, nell'insieme, rappresentano vizi e virtù di un genere umano descritto con occhio ironico.
Al termine di ogni racconto il lettore è reso partecipe dell'origine delle singole storie, quasi un richiamo ad assumere una posizione "meta" rispetto alla narrazione: una narrazione cioè, sulla narrazione, che libera maggiormente il pensiero per una lettura partecipe e creativa.
Per sviluppare questo insieme di racconti l'autrice ha sicuramente lavorato con dedizione e con l'alto obiettivo di offrire al lettore la condivisione di un viaggio nella mente e nei pensieri di un'umanità eterogenea e mai scontata. Una lettura che consiglio a tutti
Complimenti all'autrice!
Originalissimo l’inserimento del piccolo paragrafo “idea germinale” alla fine di ciascuna storia,è un modo per comprendere l'incipit del meccanismo mentale che ha portato alla luce l’elaborato.
Il rischio di annoiarsi non c’è perché i racconti sono vari e per tutti i gusti, alcuni nascono per caso, ossia dall’osservazione di qualcosa che accade tutti i giorni attorno a noi, apparentemente senza significato ma che in realtà diviene un detonatore di considerazioni.
Cert titolo lasciano l’amarezza in bocca, come per esempio Chef e Pesce Palla, altri generano suspense come Zia Tamara, altri ancora sono dolcissimi e hanno uno stile pregno d’amore, come quando l’autrice parla dei cani che si sono susseguiti nella sua vita, non come animali da compagnia ma come congiunti da amare.
E poi c’è lei, Erbaluce che dà nome alla raccolta, una donna che deve e vuole guadagnare amore e rispetto dai suoi fratelli.
In realtà è un vitigno dell’Alto Piemonte e la scelta del nome è piacevolmente sorprendente.
Lo stile è piano e lineare, mai eccessivo e il fatto che siano racconti brevi ti permette di goderne un po’ al giorno, in un momento di relax.
L’autrice pare interloquire direttamente con il lettore, ti sembra di diventare suo amico e di conoscere i personaggi e, soprattutto è palpabile che, oltre la penna, ci ha messo il cuore e tutta se stessa !
Consigliato !
Soldi spesi bene.
Questi racconti sono lineari ma non semplici, crudi e spesso crudeli.
Ha una penna che si presterebbe all'horror e questo èd un complimento. Di fatti sa tratteggiare atmosfere nere in poche righe:
'La banchina nel frattempo pullulava di coscienze angosciate che si avvicendavano nel salire e nel scendere.
SIo non entro dal retro, perché regnano minacciose ringhiere pericolanti, inoltre trafficano dei loschi figuri e non voglio essere coinvolto;"
Tutti i racconti alla fine portano una nota che spiega come sono nati e questa è una bella condivisione fatta con il lettore.
Riflessioni sulla vita di ogni giorno, ricordi, sogni, incubi, fanno da base a un'immagine che non manca d'ironia.
Erbaluce, il racconto che dà il titolo alla raccolta è anche quello che mi resterà più impresso. Erbaluce è una donna che deve guadagnarsi il rispetto dei fratelli che nella loro caparbietà forse conservano ancora l'amore per le loro origini.
Ci sono molte immagini che ho amato: "la camicia di un leggero cotone champagne non svolazzava." "Il coltello che brillava nel buio, pareva assetato di sangue, smanioso di trovare una gola da incidere, da sgozzare." E anche le gocce di pioggia dal metaforico peso di un chilo.
Mi sono piaciuti pure i significati che si sovrappongono, per esempio quello del racconto in cui si gioca con la parola "risotto", vuol anche dire "pasticcio".
C'è spazio anche per il distopico, nei racconti l'aspirapensieri e il distributore di abbracci, entrambi angoscianti ma belli.
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