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Fabbricante di lacrime Copertina flessibile – 27 maggio 2021
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- Lunghezza stampa672 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMagazzini Salani
- Data di pubblicazione27 maggio 2021
- Età di letturaDa 14 anni in su
- Dimensioni14.2 x 4 x 21.6 cm
- ISBN-13979-1259570277
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Nel modo in cui cade la neve | Fabbricante di lacrime | The Truth Untold. La verità nascosta | Pari e dispari. Noughts & Crosses | Better. Collisione | Better. Dannazione | |
La collana new adult di Magazzini Salani | Un cuore candido come la neve, un amore che infuria come la bufera, un segreto prezioso, da custodire oltre la morte. Ivy è cresciuta fra laghi ghiacciati e boschi incontaminati, circondata dalla neve, ma una tragedia la costringe in California. | Nell'orfanotrofio in cui Nica è cresciuta, si raccontano da sempre leggende come quella del fabbricante di lacrime, un artigiano dagli occhi chiari come vetro, colpevole di aver forgiato tutte le paure e le angosce che abitano il cuore degli uomini. | In una città dilaniata dall’odio, i Red e i White vivono divisi. Alti cancelli li separano fino a quando il sindaco decide di trasferire gli studenti della Red School alla White Academy. È così che Isabella incontra Kinan, il rappresentante dei Red. | Ci sono legami che nemmeno il pregiudizio può spezzare. Perché l'amore non è mai bianco o nero. Una storia di crescita, amicizia e amore, che coniuga il romanticismo di Romeo e Giulietta con una riflessione sul razzismo e l'emarginazione. | Thomas e Vanessa, così diversi tra loro eppure in fondo così simili, si incastrano come pezzi di un puzzle, dando vita a un rapporto burrascoso, fatto di attimi di passione e squarci di tenerezza, litigi furiosi e riconciliazioni. | Per Thomas e Vanessa amarsi non è mai stato facile. La loro storia è sempre in bilico fra estasi e dannazione. Il sentimento che li lega vive di notti infuocate e gelosia feroce, romanticismo e incomprensioni che paiono insormontabili. |
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Dangerously Mine. Pericolosamente mio | Strangely Mine. Stranamente mio | |
La saga Harrison | Aria e Aidan sono due facce della stessa medaglia: lui controllato, lei istintiva, lui imperscrutabile, lei appassionata. All'apparenza sembrano avere solo una cosa in comune: la sofferenza. | Fra Madison e Josh, il più misterioso e ingannevole tra i sei fratelli Harrison, nasce un'intesa indomabile, che sfugge a ogni controllo, proprio ciò che lei ha sempre rifuggito. Ma una volta entrati nel mondo degli Harrison non si torna indietro. |
Dettagli prodotto
- ASIN : B08X1PRPH5
- Editore : Magazzini Salani; 24° edizione (27 maggio 2021)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 672 pagine
- ISBN-13 : 979-1259570277
- Peso articolo : 650 g
- Dimensioni : 14.2 x 4 x 21.6 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 25 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 2 in Storie d'amore per ragazzi
- n. 30 in Narrativa di genere
- n. 51 in Romanzi rosa (Libri)
- Recensioni dei clienti:
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Recensito in Italia il 29 maggio 2021
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Gli YA sono gli adolescenti che vivono ogni emozione in modo amplificato rispetto agli adulti. Per loro è tutto o niente, vita o morte, amore o odio. Non esistono vie di mezzo, perché per loro la vita è adesso, non pensano alle responsabilità di una vita adulta, sono molto ancorati alle sensazioni del corpo, più che alle elucubrazioni della mente. Loro sentono tutto in modo molto più intenso. Perciò, se ami una persona la devi amare sempre e comunque, anche se la relazione è tossica e rischia di distruggerti. Ecco perché il tropo del bad boy & good girl continua a fare tanta presa, e continuerà sempre a funzionare.
Nel caso del Fabbricante di Lacrime, abbiamo un’autrice che ha perfettamente compreso le esigenze e le aspettative del suo pubblico. Ciò che è fondamentale è saper emozionare e il coinvolgimento che questa autrice riesce a ottenere, pur non usando la scrittura trasparente, è autentico e secondo me da studiare, visti gli esiti.
I sottotemi trattati sono importanti e diversi: l’abuso su minore, la malattia, l’adozione, l’amicizia, la solitudine, l’omosessualità… decisamente troppi per un’unica narrazione, perché si rischia di trattarli tutti in modo superficiale. Normalmente, in quanto editor, suggerirei all’autrice di mettere meno carne al fuoco, devo dire però che l’intreccio è ben fatto e non si avverte la pesantezza degli argomenti. Ciascuno di questi temi, rappresenta un fulcro di conflitto che viene affrontato e risolto nel corso della trama. L’unica eccezione riguarda la malattia di Rigel. Avrei preferito un maggior approfondimento da parte dell’autrice che invece rimane sempre vaga su che malattia sia nello specifico, qual è il nome clinico e cosa comporta per il futuro del protagonista. In compenso, ho molto apprezzato il modo in cui è stata gestita la faccenda Miki/Billie nella subplot. Sarebbe stato facile farne un cliché, ma il modo non scontato, in cui evolve il rapporto tra le due, dona al tema una diversa e più profonda sfumatura.
Molto cliché fa, invece, la tempesta di neve che blocca i Milligan fuori città, lasciando i due piccioncini da soli a casa, e anche il personaggio di Lionel lo trovo molto stereotipato e con veramente poco da aggiungere alla storia. La sua unica funzione è di palesare al lettore la gelosia di Rigel, ma poteva essere sfruttato in modi più interessanti. Nulla che non si possa perdonare ad un’autrice alle prime armi.
L’atmosfera dark che avvolge l’intero romanzo mi ha senza dubbio conquistata. Siamo di fronte a una storia oscura, fatta di durezza più che di bellezza, di dolore più che piacere e proprio per questo, i momenti di luce e amore (inteso nel senso più ampio) risaltano e si fanno così tanto apprezzare. Mi sono commossa nella scena del midpoint, quando Nica finalmente si lascia andare con Anna e inizia il loro vero rapporto madre/figlia. Di certo, un effetto che non è apparso a caso, ma è frutto di scelte ben precise riguardo l’atmosfera, il tono e la struttura della storia.
A questo proposito, voglio sottolineare come per molti dei personaggi sia stato predisposto un arco di trasformazione completo, non soltanto per i protagonisti. La sensazione nei lettori è che la storia sia importante, di grande impatto, una di quelle che si contraddistinguono e che non si dimenticano facilmente. Ovviamente se si è lettori in target.
Sorvolerò sugli aspetti di non verosimiglianza sollevati da molti dei lettori più critici, perché secondo me è stato fatto un buon lavoro di intreccio e caratterizzazione dei personaggi e la mia lettura è stata sempre abbastanza scorrevole. Ho controllato comunque: nello stato dell’Alabama si possono adottare persone anche maggiorenni, se sono incapaci di intendere e volere e/o di provvedere a loro stessi. Mi rimane invece il dubbio sulla terminologia usata durante il processo contro la governante del Grave che infieriva sui bambini. Ma sono dettagli di poco conto in un volume di settecento pagine.
Parliamo ora dello stile. L’intero romanzo si regge sulla metafora della falena, simbolo di trasformazione e della stella, luce nella notte. Già solo su questo si potrebbe disquisire per ore. Mi limiterò a dire che tale simbologia si trova già nei nomi dei personaggi, dettaglio a cui faccio sempre caso e quando vedo che viene applicato, mi entusiasmo, perché so che la storia ha da raccontarmi molto di più di quanto dicano le parole scritte sulle pagine. Erin Doom usa un linguaggio estremamente evocativo. Metafore e similitudini servono per caratterizzare nei minimi dettagli i personaggi.
È indubbio che la sua sia una prosa più poetica di quanto ci si possa aspettare, ed è legittimo che alcuni non la apprezzino, ma vorrei evidenziare il fatto che non impiega un registro aulico e distante dal linguaggio dei ragazzi di oggi, anzi, la sua forza sta proprio nel saper evocare immagini correlate a specifiche emozioni. È molto abile nell’uso delle percezioni sensoriali e cinestesiche del corpo.
Utilizza elementi concreti e specifici che i lettori possono ben immaginare, non devono inventarsi nulla, tutto è lì sulla pagina, disposto a dovere affinché il loro film mentale abbia una direzione ben precisa.
Ma veniamo ora alle note dolenti. Indubbiamente il problema più grosso di questo romanzo è la lunghezza e soprattutto l’assurda ripetitività delle stesse parole, degli stessi concetti, delle stesse identiche descrizioni. Fosse stato per me, avrei sicuramente ripulito il testo da ogni ridondanza e dimezzato le pagine. Ma il punto è che il libro non è stato scritto per le persone mature. Gli adolescenti si sentono perfettamente rappresentati dalla reiterazione che sortisce l’effetto di amplificare le scene e le emozioni. Questa è la realtà che gli adolescenti vivono e cercano! La ripetizione dilata la narrazione, la rallenta, il momento presente, con tutto il suo carico emotivo, dura più a lungo, un tempo indefinito sufficiente a imprimere quel determinato attimo nella memoria. Lo stesso artificio, per quanto discutibile, si trova in praticamente tutti i libri YA di ultima generazione, lo si può comprendere da un lato, ma dall’altro, qui abbiamo decisamente un eccesso che più volte mi ha fatto spazientire.
Oltre a questo, ci sono altri problemi di stile che hanno reso la lettura tutt’altro che fluida: abbiamo spesso l’uso del discorso indiretto; cliché linguistici del tipo “finemente cesellato”; stampelle temporali e continue violazioni del principio di consecuzione; spesso si fa un uso improprio di flashback, tanto che non ci si rende conto di essere tornati indietro nel tempo della narrazione, con conseguente reazione what the f**? E vogliamo parlare dell’uso spropositato del corsivo? Lo si impiega per i pensieri (non necessario essendo il romanzo narrato in prima persona); per rimarcare certe parole; per i sogni; per i ricordi ecc, creando in realtà più confusione che altro.
C’è tantissima introspezione con infodump infiniti. Questo è il problema dell’uso della prima persona al passato remoto: si ha il/la protagonista che racconta la sua storia e spesso si cade in spiegoni interminabili, quando invece le varie informazioni dovrebbero emergere da ciò che accade in scena.
Molti hanno criticato l’uso della terza persona per il pov di Rigel, cosa che invece io apprezzo molto perché funzionale alla storia e alla caratterizzazione del personaggio, oltre a essere immediatamente identificabile chi parla.
Ho riscontrato poi alcune incongruenze di trama, ambientazioni mal descritte, insomma, un coacervo di errori, ma posato il libro e lasciatolo riposare per due settimane, quello che mi rimane dentro non sono le lacune di stile, ma l’intensità della storia. Quindi Erin Doom ce l’ha fatta, cosa le si può dire, se non brava? Ricordiamoci che è la sua prima pubblicazione e ha tutto il tempo per correggersi. Di certo la terrò sott’occhio.
Non so se l'autrice si sia ispirata a una favola realmente esistente (sempre che esista, e se esistesse davvero sarebbe la prima volta che io la senta nominare), ma rimane il fatto che il concept principale, ossia quello del Fabbricante di Lacrime, l'ho trovato già di per sé un espediente originale e tanto carino, espediente che non solo si incastra perfettamente con le vicende dei due tormentati protagonisti, ma che fa pure riflettere sull'importanza delle lacrime, sulla loro forza, le parole che si trascinano dietro, che 𝘱𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 e 𝘴𝘦𝘯𝘵𝘪𝘳𝘦 non sono una debolezza.
Tematiche come l'abuso minorile e gli effetti sulle vittime, l'adozione in Alabama e la patologia di cui è affetto Rigel, personalmente, sono stati sviscerati benissimo, con professionalità e serietà, riuscendo a porci davanti la realtà nuda e cruda ma allo stesso tempo narrata... 𝗰𝗼𝗻 𝗱𝗲𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗲𝘇𝘇𝗮. Se vogliamo citare Nica. E a proposito di Nica; credo che, psicologicamente parlando, sia uno di quei personaggi meglio riusciti. A parer mio hai fatto un LAVORONE. Nica, spirito dolce e ottimista, a volte un po' ingenuo, a volte troppo testardo, ma che quando vuole riesce a far prevalere il suo pensiero, nasconde un lato da eterna bambina che, dopo quello che ha passato, le rimarrà intatto a vita. Ha diciassette anni, ma il suo modo di pensare e di comportarsi, spesso, fa rendere al lettore quanto sia rimasta "piccola". I cerotti colorati alle dita che sono un po' il suo scudo contro i pensieri oscuri, passeggiare a piedi nudi nel prato senza curarsi di sporcarsi, aiutare qualsiasi animaletto bisognoso di cure. Piccoli dettagli, ma che sono stati amalgamati a dovere. Caratterialmente non mi è dispiaciuta; ci sono state delle parti in cui ci ho empatizzato e avrei tanto voluto abbracciarla.
Collegandomi a quest'ultimo punto: Anna. Oh, Anna. Le scene che ritraevano lei e Nica sono le mie preferite, e ogni volta trattenere le lacrime risultava sempre più complesso. 😂 Best scenes: quando sentono il profumo dei fiori e giocano a dargli un nome, ma soprattutto quando Anna scopre ciò che ha passato Nica. Vederle insieme è sempre stata una ventata d'aria fresca, ma ciò che ha reso le loro parti profondamente toccanti era vedere Nica permettersi di viverle, con il sorriso di chi ha tanto atteso quei momenti e li ha sempre e solo vissuti nei suoi sogni.
E poi abbiamo Rigel. (Ma come si pronuncia, a proposito? Rigel? Righel? Righiel? Righello?) Lupo solitario, problematico, ammaliatore. Posso dire che la patologia scelta sia stata anche un po' geniale? Non dico quale per non spoilerare, ma i suoi effetti, le conseguenze che ha su se stesso e sugli altri lo hanno reso più... 𝙡𝙪𝙥𝙤. Se già nel simbolismo della storia si gioca molto con Nica, la farfalla, e Rigel, il lupo che morde tutti e tutto, con quello che hai pensato (il lato infantile di lei e le crisi di lui) tutto ha un perché e tutto si incastra. Insomma, sono due personaggi 𝘴𝘱𝘪𝘦𝘨𝘢𝘵𝘪.
Poi abbiamo Miki e Billie, la strana ed esilarante coppia, Adeline, amica di orfanotrofio di Nica che è sempre stata un po' un incognita, Asia, per la quale ho alternato momenti odi et amo ma che si è salvata in extremis all'ultimo, e... Lionel. Inutile che lo dica, ma: perché? Lionel, perché? Potevi essere un tipo simpatico e invece no, hai scelto di morire male. Metaforicamente parlando. Anche se Rigel temo l'avrebbe desiderato senza il "metaforicamente".
Nel complesso, non𝘰stante la ripetitività di concetto che ho spesso riscontrato e qualche scena protratta forse un po' troppo a lungo, è un'opera che si lascia leggere, è fluida e che va capita, semplicemente, in tutte le sue spine. O come spesso viene detto: 𝙞𝙣 𝙩𝙪𝙩𝙩𝙞 𝙞 𝙨𝙪𝙤𝙞 𝙧𝙤𝙫𝙞 𝙙𝙞 𝙧𝙞𝙢𝙥𝙞𝙖𝙣𝙩𝙞.
Non è di "facile lettura", un po' come i suoi personaggi, d'altronde. E menzione d'onore per Klaus: ho trovato il mio spirito animale. Burbero, incontentabile, misantropo.
Io da vecchia.
Ho apprezzato, inoltre, che tu abbia descritto il processo di accusa per quanto riguarda la vecchia tutrice, rispettandone la veridicità. Sono contenta che tu non l'abbia lasciato tralasciato e che gli abbia dato il suo meritato spicchio di importanza. È da questi particolari che si nota bene la cura del testo.
In ultimo: l'evoluzione dei personaggi l'ho trovata bellissima. Nica con meno cerotti e più consapevolezza di se stessa. Rigel più loquace ma sempre con le sue insicurezze a incatenarlo.
Infine, la storia rispetta le linee di una favola: il realismo c'è tutto, ma ogni tanto, senza accorgercene, i piedi non toccano più terra. E ci sta. Ogni tanto fa bene distaccarci dalla solita grigia realtà e vedere il mondo più a colori e con occhi sognanti, come farebbe Nica.
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Overuse of adjectives and descriptions.
Too long: half of the pages would be more than enough.
Not worthed