
Scarica l'app Kindle gratuita e inizia a leggere immediatamente i libri Kindle sul tuo smartphone, tablet o computer, senza bisogno di un dispositivo Kindle. Maggiori informazioni
Leggi immediatamente sul browser con Kindle per il Web.
Con la fotocamera del cellulare scansiona il codice di seguito e scarica l'app Kindle.


Maggiori informazioni
Segui l'autore
OK
Maternità imPropria: scardinare i soprusi di una morale delirante e accogliere scelte felici Copertina flessibile – 14 ottobre 2021
Prezzo Amazon | Nuovo a partire da | Usato da |
Formato Kindle
"Ti preghiamo di riprovare" | — | — |
Copertina flessibile
"Ti preghiamo di riprovare" | 7,28 € | 7,28 € | — |
- Formato Kindle
0,00 € Questo e oltre 1 milione di titoli disponibili con Kindle Unlimited 2,69 € per l'acquisto - Copertina flessibile
7,28 €

Migliora il tuo acquisto
«Può morire? Tutto ciò che può morire ha avuto, un tempo, una specie di meta.»
Qual è la meta, qual è il senso di questa mia generazione? Per anni ho torturato il mio Io più profondo con questa domanda. Mi sono ritrovata a scontrarmi con un dovere di procreazione, privo di ogni diritto, che ha sortito in me un profondo senso di repulsione; finché la risposta, affacciatasi come un fievole lanternino, è deflagrata con veemenza e mi ha spinta a considerare diversamente il concetto di donna e di famiglia, sulla strada tortuosa della felicità.
SAGGIO FILOSOFICO EMOZIONALE che ripercorre le tappe del concetto di Maternità nella Storia, dal matriarcato al periodo fascista, affronta il problema delle aberrazioni legislative, della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, e delle difficoltà di programmare un approccio genitoriale nel mondo del precariato, infine approda su un terreno nuovo e personale, frutto della filosofia postantropocentrica, postumana ed epicurea dell'autrice.
- Lunghezza stampa80 pagine
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione14 ottobre 2021
- Dimensioni13.97 x 0.48 x 21.59 cm
- ISBN-13979-8496949293
Titoli popolari di questo autore
- In equilibrio tra la terra e le stelle: precauzioni contro insidie limitanti e persone insidioseCarmen TrigianteCopertina flessibile
- SuperFlick e il microgatto Pallino: Storia di una strana amiciziaCarmen TrigianteCopertina flessibile
- Divenire Amore: per scoprire quant'è ricco l'universo se vissuto in dueCarmen TrigianteCopertina flessibile
Dettagli prodotto
- ASIN : B09JJGSCZW
- Editore : Independently published (14 ottobre 2021)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 80 pagine
- ISBN-13 : 979-8496949293
- Peso articolo : 154 g
- Dimensioni : 13.97 x 0.48 x 21.59 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 432,835 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 12,243 in Famiglia e relazioni (Libri)
- n. 35,620 in Studi culturali e sociali (Libri)
- Recensioni dei clienti:
Informazioni sull'autore

Carmen Trigiante, laureata in Filosofia ed in Marketing, si è dedicata alla sceneggiatura cinematografica, alla regia di webseries su temi sociali e animalisti, alla collaborazione con importanti magazine culturali. Filosofa epicurea e postantropocentrica, con la scelta radicale di praticare l’Arte pittorica e letteraria in maniera libera e itinerante, esprime la simbiosi uomo-Natura come massima aspirazione della società civile.
Recensioni clienti
Le recensioni dei clienti, comprese le valutazioni a stelle dei prodotti, aiutano i clienti ad avere maggiori informazioni sul prodotto e a decidere se è il prodotto giusto per loro.
Per calcolare la valutazione complessiva e la ripartizione percentuale per stella, non usiamo una media semplice. Piuttosto, il nostro sistema considera cose come quanto è recente una recensione e se il recensore ha acquistato l'articolo su Amazon. Ha inoltre analizzato le recensioni per verificarne l'affidabilità.
Maggiori informazioni su come funzionano le recensioni dei clienti su Amazon
-
Migliori recensioni
Recensioni migliori da Italia
Al momento, si è verificato un problema durante il filtraggio delle recensioni. Riprova più tardi.
Non dimentichiamo che fino a poco tempo fa, le donne che non volevano sposarsi e riprodursi venivano internate nei manicomi. Per introdurvi nell'argomento cito Silvio Venturi, direttore del manicomio provinciale di Girifalco che scriveva: “Nella donna la funzione dell’utero domina completamente ogni altra funzione e il suo spirito è spesso un riflesso della funzione di quello stesso utero. La donna che non ama e non è moglie o madre è meno di una donna”.
Una frase raccapricciante, ma ancora prima di essere una frase, è un concetto, una convinta ideologia radicata nell'uomo, nella famiglia basata sull'autorità del pater familias e nella società fondata su questi obsoleti principi.
Una donna che per scelta non vuole diventare madre, non soltanto sente addosso il condizionamento della famiglia, che sin da piccola la educa alla procreazione, ma viene ghettizzata dalla società, dalle altre donne che sono madri e che la guardano come fosse un'aliena liquidandola con la frase: “ cosa vuoi capire tu che non hai figli”
Lo stereotipo “angelo del focolare”, una donna dedita alla casa e alla famiglia è sempre in auge. Pertanto una donna oggi che si prefigge il raggiungimento di traguardi, che non vuole sposarsi né creare una famiglia, rimane poco apprezzata dalla società odierna.
Una volta che la donna ha raggiunta la soglia dei trenta anni e non ha ancora un figlio, parte l'ostracismo collettivo, interagire con amici, parenti, colleghi e conoscenti può diventare un incubo. E a contribuire a fomentare la caccia alle streghe per le donne senza figli per scelta ci ha pensato l'industria cinematografica per la quale sullo schermo non vengono mai rappresentate coppie senza figli felici di esserlo o dipingendo le donne senza figli come algide, spietate, calcolatrici, in cui il diritto di avvalersi alla non procreazione è solo una proiezione dei loro desideri dettati dall'ego.
Anche il mondo pubblicitario crea format che enfatizzano la famiglia con figli come un'oasi felice, si vedano ad esempio fra tutti, gli slogan pubblicitari ingannevoli del Mulino Bianco.
Viviamo in una società celebrativa della genitorialità, con l'idea disfunzionale che una coppia di genitori valga di più di una coppia di non genitori. Si tratta di un'ideologia discriminatoria che tende a colpevolizzare soprattutto la donna, inducendola a sentirsi una donna “a metà”. Gli strali della società non sono mai destinati all'uomo per non volere figli.
Carmen Trigiante affronta il problema in maniera minuziosa, non potrei immaginare una dissertazione sull'argomento più esauriente di questa. Inizia dall'analisi storico- religiosa con i famigerati anatemi biblici scagliati contro la donna – Eva e la mela del peccato sono sempre presenti: “ Io moltiplicherò i tuoi affanni e le tue gravidanze: con dolore partorirai i tuoi figlioli, sarai sotto la potestà del marito ed egli ti dominerà... ella potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione”.
Il sesso è ammesso solo ai fini procreativi, cita Onan punito con la morte da Dio per aver praticato il coitus interruptus ma non dimentica anche le altre religioni , quale quella islamica con i violenti riti, peraltro ancora tristemente in uso, dell'infibulazione e della mutilazione di parte delle grandi labbra.
La disquisizione si sposta sul piano giuridico, puntando il dito contro la legislatura obsoleta che pur facendo sentire la pressione della necessità di essere madre ad un tempo non ne tutela la maternità fino a toccare il paradosso della Legge 40.
L'epilogo del volume, il capitolo dieci è un invito a fare “scelte felici”. La scrittrice, filosofa epicurea, in perfetta simbiosi con la natura, sostiene sulle orme di Nietzsche che : “la felicità, quindi, è la piena realizzazione delle particolarità, allontanandosi dal così fan tutti, ossia dalla morale di uso comune”.
Rivolge una critica aspra, assolutamente condivisibile, contro coloro che mettono al mondo figli con la speranza di ricevere assistenza in vecchiaia, ritenendolo un pensiero aberrante paragonabile ai “più avidi patti commerciali” e conclude citando Flamigni: “l'intelligenza sta nel comprendere che la famiglia inizia là dove c'è un atto di amore e che la comune concezione di maternità non è l'unica a meritare rispetto”
Chapeau a Carmen per l'ottimo lavoro!

Non dimentichiamo che fino a poco tempo fa, le donne che non volevano sposarsi e riprodursi venivano internate nei manicomi. Per introdurvi nell'argomento cito Silvio Venturi, direttore del manicomio provinciale di Girifalco che scriveva: “Nella donna la funzione dell’utero domina completamente ogni altra funzione e il suo spirito è spesso un riflesso della funzione di quello stesso utero. La donna che non ama e non è moglie o madre è meno di una donna”.
Una frase raccapricciante, ma ancora prima di essere una frase, è un concetto, una convinta ideologia radicata nell'uomo, nella famiglia basata sull'autorità del pater familias e nella società fondata su questi obsoleti principi.
Una donna che per scelta non vuole diventare madre, non soltanto sente addosso il condizionamento della famiglia, che sin da piccola la educa alla procreazione, ma viene ghettizzata dalla società, dalle altre donne che sono madri e che la guardano come fosse un'aliena liquidandola con la frase: “ cosa vuoi capire tu che non hai figli”
Lo stereotipo “angelo del focolare”, una donna dedita alla casa e alla famiglia è sempre in auge. Pertanto una donna oggi che si prefigge il raggiungimento di traguardi, che non vuole sposarsi né creare una famiglia, rimane poco apprezzata dalla società odierna.
Una volta che la donna ha raggiunta la soglia dei trenta anni e non ha ancora un figlio, parte l'ostracismo collettivo, interagire con amici, parenti, colleghi e conoscenti può diventare un incubo. E a contribuire a fomentare la caccia alle streghe per le donne senza figli per scelta ci ha pensato l'industria cinematografica per la quale sullo schermo non vengono mai rappresentate coppie senza figli felici di esserlo o dipingendo le donne senza figli come algide, spietate, calcolatrici, in cui il diritto di avvalersi alla non procreazione è solo una proiezione dei loro desideri dettati dall'ego.
Anche il mondo pubblicitario crea format che enfatizzano la famiglia con figli come un'oasi felice, si vedano ad esempio fra tutti, gli slogan pubblicitari ingannevoli del Mulino Bianco.
Viviamo in una società celebrativa della genitorialità, con l'idea disfunzionale che una coppia di genitori valga di più di una coppia di non genitori. Si tratta di un'ideologia discriminatoria che tende a colpevolizzare soprattutto la donna, inducendola a sentirsi una donna “a metà”. Gli strali della società non sono mai destinati all'uomo per non volere figli.
Carmen Trigiante affronta il problema in maniera minuziosa, non potrei immaginare una dissertazione sull'argomento più esauriente di questa. Inizia dall'analisi storico- religiosa con i famigerati anatemi biblici scagliati contro la donna – Eva e la mela del peccato sono sempre presenti: “ Io moltiplicherò i tuoi affanni e le tue gravidanze: con dolore partorirai i tuoi figlioli, sarai sotto la potestà del marito ed egli ti dominerà... ella potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione”.
Il sesso è ammesso solo ai fini procreativi, cita Onan punito con la morte da Dio per aver praticato il coitus interruptus ma non dimentica anche le altre religioni , quale quella islamica con i violenti riti, peraltro ancora tristemente in uso, dell'infibulazione e della mutilazione di parte delle grandi labbra.
La disquisizione si sposta sul piano giuridico, puntando il dito contro la legislatura obsoleta che pur facendo sentire la pressione della necessità di essere madre ad un tempo non ne tutela la maternità fino a toccare il paradosso della Legge 40.
L'epilogo del volume, il capitolo dieci è un invito a fare “scelte felici”. La scrittrice, filosofa epicurea, in perfetta simbiosi con la natura, sostiene sulle orme di Nietzsche che : “la felicità, quindi, è la piena realizzazione delle particolarità, allontanandosi dal così fan tutti, ossia dalla morale di uso comune”.
Rivolge una critica aspra, assolutamente condivisibile, contro coloro che mettono al mondo figli con la speranza di ricevere assistenza in vecchiaia, ritenendolo un pensiero aberrante paragonabile ai “più avidi patti commerciali” e conclude citando Flamigni: “l'intelligenza sta nel comprendere che la famiglia inizia là dove c'è un atto di amore e che la comune concezione di maternità non è l'unica a meritare rispetto”
Chapeau a Carmen per l'ottimo lavoro!

Un percorso attraverso le varie fasi evolutive della figura femminile e della maternità, dai primi esempi di patriarcato, all'impero romano; al periodo fascista e post bellico fino ai giorni nostri.
Un'analisi approfondita, dettagliata del ruolo assunto dalle donne in tutti questi anni, da mera incubatrice a.... A qualcosa di non tanto lontano. Molte sono le fonti che l'autrice riporta, con dovizia di particolari che denota una grande e meticolosa ricerca nel fornire al lettore un quadro dai tratti decisamente cupi, tanto da rimanerne tanto amareggiato quanto rapito.
Molto interessanti le sue riflessioni, come: " La società schizofrenica che enfatizza la positività del modello famiglia, però, non mette in atto le misure adeguate a far si che tutti possano permettersela".
Molto profonde e veritiere.
"Bisognerebbe sforzarsi di guardare al di là della siepe che cela una società perversa, capace di porre il diritto del singolo, è perfino le disposizioni di legge, in coda agli interessi di una morale prevaricatrice."
Un saggio che esplora i drammi e le frustrazioni che, spesso e purtroppo, una donna che desideri diventare madre deve affrontare.
Si parla di eugenetica, di procreazione assistita mettendo di fronte a chi legge realtà che sembrano uscire da un film distopico.
Molto interessante scoprire quanto fosse assurda, inconcepibile la condizione della donna in un passato di cui, ahimè, alcune radici non sono ancora state estirpate.
Tradizioni aberranti, nate da menti ignoranti e chiuse in retaggi paranoici.
Come viene scritto, la sottomissione apatica al potere, a coloro che mettono in primis valori fatui ed egoistici, portano a "quel senso di profonda frustrazione che si trasforma nella drammatica pandemia contemporanea: la depressione."
Una ventata di libertà e presa di coscienza il finale, in cui l'autrice mostra il suo animo, le sue scelte trasmettendo con una grandissima dolcezza come l'amore sia un sentimento incondizionato.
Concludo con una frase di Freud, presente nel libro e che esprime anch'essa il fulcro su cui ruota l'incapacità di realizzazione di tanti: " La società è il primo fattore di destabilizzazione mentale del singolo, costretto a seguire regole lesive della sua natura originaria."
Consiglio la lettura di questo saggio, per riflettere su di un argomento molto importante, per riflettere anche su noi stessi.
Tuttavia, nonostante lil marcio evidenziato in questo scritto, l'autrice riesce comunque a mantenere un distacco concreto a razionale dagli eventi che narra, concludendo questo saggio con un messaggio di speranza, che giunge non da astratte riflessioni filosofiche ma dalla realtà dei fatti: vari tribunali, la corte Costituzionale e addirittura la Corte europea dei diritti dell'uomo nell'ultimo decennio hanno emanato sentenze tese a riequilibrare la condizione della donna, per riconoscerle quella dignità innata, anche come procreatice e potenziale madre, che nel corso della Storia il "maschio" ha cercato di sottrarle.