📋 Un libro bellissimo dall’incredibile “potenza narrativa” per usare le parole di Italo Calvino. Un libro dal linguaggio semplice e diretto, che non usa parole oscure o desuete ma che vuole arrivare dritto al coscienza del lettore; un linguaggio crudo che intona alla perfezione la brutalità dei campi di concentramento e che riesce a far comprendere la gravità e la brutalità, oltre che agli eventi nefasti, tipici di ogni campo di sterminio. Oltre al lato oscuro, chiaramente ed evidentemente presente in questo contesto, in queste pagine si nascondono anche storie di amicizia, sentimento, umanità; vengono contestualizzati e descritti gesti semplici e caritatevoli (seppur in numero molto minore rispetto ai primi) apparentemente “normali” per la nostra modernità ma che assumono, in quel determinato contesto, valore incommensurabile e speciale. Un libro che, per ammissione dello stesso autore, non vuole insegnare nulla, non vuole giudicare niente e nessuno; un libro scritto semplicemente per “sfogarsi”, quasi a scopo terapeutico per somatizzare il dolore e la rabbia repressa accumulata in quei terribili momenti. Un libro scritto quindi oltre che, per documentare un’esperienza estrema, ha lo scopo, per poterle prevenire, di illustrare le peggiori conseguenze della xenofobia e di far meditare sul comportamento umano in condizioni eccezionali. Un libro che parla di campi di “annientamento” per usare le parole dell’autore che svela ogni dettaglio di questo inferno: dalla topografia e ubicazione dei prigionieri nel campo all’organizzazione e tipologia di lavoro, dalla modalità di distribuzione del rancio fino al funzionamento dell’infermeria e del laboratorio. Ma Levi descrivi il campo anche come un esperimento di società primitiva con formulazioni da trattato di sciobiologia. L’analisi dell’autore non si limitano comunque ad una mera descrizione del campo e della sua organizzazione o a illustrare gli orrori che avvengono al suo interno (tant’è vero che nulla è scritto sul funzionamento e le crudeli procedure della gassificazione e della cremazione) ma di indagare sui problemi morali e condizioni psicologiche. Nella pagine del libro vengono inoltre descritte molte pratiche, consuetudini, modi di dire che sono presenti e legati ineluttabilmente al campo (e che sempre si congiungono alla repressione nei confronti dei prigionieri) non tanto per favorire l’organizzazione e il lavoro all’interno del campo (dove è presente la “famosa” Buna) ma, per l’appunto, per annientare l’uomo, per umiliarlo e svotarlo, per renderlo inerme (simile a dei vermi). Ogni aspetto è mirato a questo; dalla banda che suona canzoni allegre e anonime che “battono” il passo ai prigionieri marcianti, all’assurda assegnazione dei compiti fino all’insensata e contradittoria presenza di regole e di leggi che non hanno nessun ruolo funzionale all’interno del campo se non quello di umiliare e rendere più difficile la vita ai prigionieri. E’ un libro che, come accennato, oltre a descrivere gli aspetti nefasti del campo, soprattutto nel finale, fa intravedere un barlume di speranza che viene proiettata in un possibile (e mai sperata) vita oltre il campo. Dunque anche in un contesto così difficile ed anacronistico c’è spazio per piccole gioie: una marmitta di cibo inaspettata che “spezza”, almeno per poche ore, la fame cronica, la presenza, casuale, di un amico dentro un block che è in grado di regalarti un sorriso o un piccolissimo momento di gioia, la bellezza di una giornata di sole in grado di scaldarti e di illuminare la speranza (ormai persa) e di riscaldare il cuore ormai indifferente a tutto. Piccoli momenti, attimi, flash che fanno riflettere e che, in quel contesto, assumono connotazioni diverse da coloro che sono “abituati alla normalità”.
🔎 Un’opera, in conclusione, che merita, indubbiamente cinque stelle come valutazione finale, e che tutti dovrebbero leggere; una testimonianza che punta forte al lato umano e sveglia le coscienze. Un libro che vi permetterà attimi di riflessione, spunti di pensiero e dubbi sulle motivazione e sul perché l’inferno descritto da Levi sia potuto concretizzarsi in terra (neanche tanto tempo fa dal punto di vista cronologico e nella moderna e ispirata Europa). Alla fine del libro sono presente alcune domande (le più comuni e ridondanti) che sono state rivolte a Primo Levi nei numerosi incontri che esso ha concesso a, giovani, studenti, adulti, nell’arco della sua vita (fino al giorno del suo suicidio). Un modo per “completare” il libro e per riempire gli spazi narrativi che hanno creato più dubbi e curiosità o che, evidentemente, non sono stati sufficientemente narrati ed esposti. Il libro, dal punto di vista della composizione, è discretamente realizzato: presenta la classica copertina flessibile, una buona grammatura delle pagine e una spaziatura dei caratteri che vi permetterà di leggerlo senza stancarvi la vista. Il libro è arrivato ben imballato rispettando i tempi di spedizione e consegna.
Spero di esservi stato utile.
✔ PRO
👍 Linguaggio facile, semplice e diretto che, se da una parte favorisce la lettura, dall’altra, arriva diretto alle coscienze del lettore e fornisce a quest’ultimo momenti di profonda riflessione. Per favorire un messaggio diretto e non forviante il libro, coerentemente, non presente prefazioni ma solo, una brevissima pagina di introduzione, scritta dallo stesso autore. Interessanti la pagine finali che “chiudono” il libro rispondendo alle domande che, solitamente, le persone facevano all’autore nel corso dei suoi incontri e che mettono in risalto alcuni aspetti che hanno destato, nel libro, curiosità e dubbi.
👍 Un libro che non distorce i fatti, non li fa pendere da una parte, non romanza gli avvenimenti. Un’opera che si limita ad essere cruda in alcuni tratti (e non potrebbe essere diversamente), che non giudica ne’ persone ne’ azioni ne’ storia; un libro che si limita ad esporre fatti e a lasciare al lettore il senso critico e il giudizio finale sugli avvenimenti descritti
👍 Una testimonianza sconvolgente racchiusa in poche pagine piene di carica narrativa e di una intensità comunicativa vista in pochi altri libri
❌ CONTRO
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Dall'editore
Se questo è un uomo
Primo Levi
Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.
Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo nel 1947". Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo.
Dettagli
- Copertina flessibile: 214 pagine
- Editore: Einaudi; Neuauflage edizione (27 gennaio 2014)
- Lingua: Italiano
L'autore
Primo Levi (Torino 1919-1987) ha pubblicato presso Einaudi "Se questo è un uomo", "La tregua", "Storie naturali", "Vizio di forma", "Il sistema periodico", "La chiave a stella", "La ricerca delle radici. Antologia personale", "Lilìt e altri racconti", "Se non ora, quando?", "L'altrui mestiere", "I sommersi e i salvati". Sempre da Einaudi sono usciti postumi i due volumi delle "Opere", "Conversazioni e interviste" (1963-1987), "L'ultimo Natale di guerra", "L'asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987", "Tutti i racconti", sempre a cura di Marco Belpoliti, "Ranocchi sulla luna", una raccolta di racconti a cura di Ernesto Ferrero, "Così fu Auschwitz" (scritto con Leonardo De Benedetti e curato da Fabio Levi e Domenico Scarpa), "Io che vi parlo" (conversazione con Giovanni Tesio) e "Opere complete" (in 2 volumi, a cura di Marco Belpoliti).
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Un libro che non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca
Recensito in Italia il 18 luglio 2017
📋 Un libro bellissimo dall’incredibile “potenza narrativa” per usare le parole di Italo Calvino. Un libro dal linguaggio semplice e diretto, che non usa parole oscure o desuete ma che vuole arrivare dritto al coscienza del lettore; un linguaggio crudo che intona alla perfezione la brutalità dei campi di concentramento e che riesce a far comprendere la gravità e la brutalità, oltre che agli eventi nefasti, tipici di ogni campo di sterminio. Oltre al lato oscuro, chiaramente ed evidentemente presente in questo contesto, in queste pagine si nascondono anche storie di amicizia, sentimento, umanità; vengono contestualizzati e descritti gesti semplici e caritatevoli (seppur in numero molto minore rispetto ai primi) apparentemente “normali” per la nostra modernità ma che assumono, in quel determinato contesto, valore incommensurabile e speciale. Un libro che, per ammissione dello stesso autore, non vuole insegnare nulla, non vuole giudicare niente e nessuno; un libro scritto semplicemente per “sfogarsi”, quasi a scopo terapeutico per somatizzare il dolore e la rabbia repressa accumulata in quei terribili momenti. Un libro scritto quindi oltre che, per documentare un’esperienza estrema, ha lo scopo, per poterle prevenire, di illustrare le peggiori conseguenze della xenofobia e di far meditare sul comportamento umano in condizioni eccezionali. Un libro che parla di campi di “annientamento” per usare le parole dell’autore che svela ogni dettaglio di questo inferno: dalla topografia e ubicazione dei prigionieri nel campo all’organizzazione e tipologia di lavoro, dalla modalità di distribuzione del rancio fino al funzionamento dell’infermeria e del laboratorio. Ma Levi descrivi il campo anche come un esperimento di società primitiva con formulazioni da trattato di sciobiologia. L’analisi dell’autore non si limitano comunque ad una mera descrizione del campo e della sua organizzazione o a illustrare gli orrori che avvengono al suo interno (tant’è vero che nulla è scritto sul funzionamento e le crudeli procedure della gassificazione e della cremazione) ma di indagare sui problemi morali e condizioni psicologiche. Nella pagine del libro vengono inoltre descritte molte pratiche, consuetudini, modi di dire che sono presenti e legati ineluttabilmente al campo (e che sempre si congiungono alla repressione nei confronti dei prigionieri) non tanto per favorire l’organizzazione e il lavoro all’interno del campo (dove è presente la “famosa” Buna) ma, per l’appunto, per annientare l’uomo, per umiliarlo e svotarlo, per renderlo inerme (simile a dei vermi). Ogni aspetto è mirato a questo; dalla banda che suona canzoni allegre e anonime che “battono” il passo ai prigionieri marcianti, all’assurda assegnazione dei compiti fino all’insensata e contradittoria presenza di regole e di leggi che non hanno nessun ruolo funzionale all’interno del campo se non quello di umiliare e rendere più difficile la vita ai prigionieri. E’ un libro che, come accennato, oltre a descrivere gli aspetti nefasti del campo, soprattutto nel finale, fa intravedere un barlume di speranza che viene proiettata in un possibile (e mai sperata) vita oltre il campo. Dunque anche in un contesto così difficile ed anacronistico c’è spazio per piccole gioie: una marmitta di cibo inaspettata che “spezza”, almeno per poche ore, la fame cronica, la presenza, casuale, di un amico dentro un block che è in grado di regalarti un sorriso o un piccolissimo momento di gioia, la bellezza di una giornata di sole in grado di scaldarti e di illuminare la speranza (ormai persa) e di riscaldare il cuore ormai indifferente a tutto. Piccoli momenti, attimi, flash che fanno riflettere e che, in quel contesto, assumono connotazioni diverse da coloro che sono “abituati alla normalità”.🔎 Un’opera, in conclusione, che merita, indubbiamente cinque stelle come valutazione finale, e che tutti dovrebbero leggere; una testimonianza che punta forte al lato umano e sveglia le coscienze. Un libro che vi permetterà attimi di riflessione, spunti di pensiero e dubbi sulle motivazione e sul perché l’inferno descritto da Levi sia potuto concretizzarsi in terra (neanche tanto tempo fa dal punto di vista cronologico e nella moderna e ispirata Europa). Alla fine del libro sono presente alcune domande (le più comuni e ridondanti) che sono state rivolte a Primo Levi nei numerosi incontri che esso ha concesso a, giovani, studenti, adulti, nell’arco della sua vita (fino al giorno del suo suicidio). Un modo per “completare” il libro e per riempire gli spazi narrativi che hanno creato più dubbi e curiosità o che, evidentemente, non sono stati sufficientemente narrati ed esposti. Il libro, dal punto di vista della composizione, è discretamente realizzato: presenta la classica copertina flessibile, una buona grammatura delle pagine e una spaziatura dei caratteri che vi permetterà di leggerlo senza stancarvi la vista. Il libro è arrivato ben imballato rispettando i tempi di spedizione e consegna.Spero di esservi stato utile.✔ PRO👍 Linguaggio facile, semplice e diretto che, se da una parte favorisce la lettura, dall’altra, arriva diretto alle coscienze del lettore e fornisce a quest’ultimo momenti di profonda riflessione. Per favorire un messaggio diretto e non forviante il libro, coerentemente, non presente prefazioni ma solo, una brevissima pagina di introduzione, scritta dallo stesso autore. Interessanti la pagine finali che “chiudono” il libro rispondendo alle domande che, solitamente, le persone facevano all’autore nel corso dei suoi incontri e che mettono in risalto alcuni aspetti che hanno destato, nel libro, curiosità e dubbi.👍 Un libro che non distorce i fatti, non li fa pendere da una parte, non romanza gli avvenimenti. Un’opera che si limita ad essere cruda in alcuni tratti (e non potrebbe essere diversamente), che non giudica ne’ persone ne’ azioni ne’ storia; un libro che si limita ad esporre fatti e a lasciare al lettore il senso critico e il giudizio finale sugli avvenimenti descritti👍 Una testimonianza sconvolgente racchiusa in poche pagine piene di carica narrativa e di una intensità comunicativa vista in pochi altri libri❌ CONTRO👎 Nessuno
Recensito in Italia il 18 luglio 2017
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Recensito in Italia 🇮🇹 il 18 luglio 2017
🔎 Un’opera, in conclusione, che merita, indubbiamente cinque stelle come valutazione finale, e che tutti dovrebbero leggere; una testimonianza che punta forte al lato umano e sveglia le coscienze. Un libro che vi permetterà attimi di riflessione, spunti di pensiero e dubbi sulle motivazione e sul perché l’inferno descritto da Levi sia potuto concretizzarsi in terra (neanche tanto tempo fa dal punto di vista cronologico e nella moderna e ispirata Europa). Alla fine del libro sono presente alcune domande (le più comuni e ridondanti) che sono state rivolte a Primo Levi nei numerosi incontri che esso ha concesso a, giovani, studenti, adulti, nell’arco della sua vita (fino al giorno del suo suicidio). Un modo per “completare” il libro e per riempire gli spazi narrativi che hanno creato più dubbi e curiosità o che, evidentemente, non sono stati sufficientemente narrati ed esposti. Il libro, dal punto di vista della composizione, è discretamente realizzato: presenta la classica copertina flessibile, una buona grammatura delle pagine e una spaziatura dei caratteri che vi permetterà di leggerlo senza stancarvi la vista. Il libro è arrivato ben imballato rispettando i tempi di spedizione e consegna.
Spero di esservi stato utile.
✔ PRO
👍 Linguaggio facile, semplice e diretto che, se da una parte favorisce la lettura, dall’altra, arriva diretto alle coscienze del lettore e fornisce a quest’ultimo momenti di profonda riflessione. Per favorire un messaggio diretto e non forviante il libro, coerentemente, non presente prefazioni ma solo, una brevissima pagina di introduzione, scritta dallo stesso autore. Interessanti la pagine finali che “chiudono” il libro rispondendo alle domande che, solitamente, le persone facevano all’autore nel corso dei suoi incontri e che mettono in risalto alcuni aspetti che hanno destato, nel libro, curiosità e dubbi.
👍 Un libro che non distorce i fatti, non li fa pendere da una parte, non romanza gli avvenimenti. Un’opera che si limita ad essere cruda in alcuni tratti (e non potrebbe essere diversamente), che non giudica ne’ persone ne’ azioni ne’ storia; un libro che si limita ad esporre fatti e a lasciare al lettore il senso critico e il giudizio finale sugli avvenimenti descritti
👍 Una testimonianza sconvolgente racchiusa in poche pagine piene di carica narrativa e di una intensità comunicativa vista in pochi altri libri
❌ CONTRO
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Un libro che non dovrebbe mancare in nessuna biblioteca
Recensito in Italia 🇮🇹 il 18 luglio 2017
📋 Un libro bellissimo dall’incredibile “potenza narrativa” per usare le parole di Italo Calvino. Un libro dal linguaggio semplice e diretto, che non usa parole oscure o desuete ma che vuole arrivare dritto al coscienza del lettore; un linguaggio crudo che intona alla perfezione la brutalità dei campi di concentramento e che riesce a far comprendere la gravità e la brutalità, oltre che agli eventi nefasti, tipici di ogni campo di sterminio. Oltre al lato oscuro, chiaramente ed evidentemente presente in questo contesto, in queste pagine si nascondono anche storie di amicizia, sentimento, umanità; vengono contestualizzati e descritti gesti semplici e caritatevoli (seppur in numero molto minore rispetto ai primi) apparentemente “normali” per la nostra modernità ma che assumono, in quel determinato contesto, valore incommensurabile e speciale. Un libro che, per ammissione dello stesso autore, non vuole insegnare nulla, non vuole giudicare niente e nessuno; un libro scritto semplicemente per “sfogarsi”, quasi a scopo terapeutico per somatizzare il dolore e la rabbia repressa accumulata in quei terribili momenti. Un libro scritto quindi oltre che, per documentare un’esperienza estrema, ha lo scopo, per poterle prevenire, di illustrare le peggiori conseguenze della xenofobia e di far meditare sul comportamento umano in condizioni eccezionali. Un libro che parla di campi di “annientamento” per usare le parole dell’autore che svela ogni dettaglio di questo inferno: dalla topografia e ubicazione dei prigionieri nel campo all’organizzazione e tipologia di lavoro, dalla modalità di distribuzione del rancio fino al funzionamento dell’infermeria e del laboratorio. Ma Levi descrivi il campo anche come un esperimento di società primitiva con formulazioni da trattato di sciobiologia. L’analisi dell’autore non si limitano comunque ad una mera descrizione del campo e della sua organizzazione o a illustrare gli orrori che avvengono al suo interno (tant’è vero che nulla è scritto sul funzionamento e le crudeli procedure della gassificazione e della cremazione) ma di indagare sui problemi morali e condizioni psicologiche. Nella pagine del libro vengono inoltre descritte molte pratiche, consuetudini, modi di dire che sono presenti e legati ineluttabilmente al campo (e che sempre si congiungono alla repressione nei confronti dei prigionieri) non tanto per favorire l’organizzazione e il lavoro all’interno del campo (dove è presente la “famosa” Buna) ma, per l’appunto, per annientare l’uomo, per umiliarlo e svotarlo, per renderlo inerme (simile a dei vermi). Ogni aspetto è mirato a questo; dalla banda che suona canzoni allegre e anonime che “battono” il passo ai prigionieri marcianti, all’assurda assegnazione dei compiti fino all’insensata e contradittoria presenza di regole e di leggi che non hanno nessun ruolo funzionale all’interno del campo se non quello di umiliare e rendere più difficile la vita ai prigionieri. E’ un libro che, come accennato, oltre a descrivere gli aspetti nefasti del campo, soprattutto nel finale, fa intravedere un barlume di speranza che viene proiettata in un possibile (e mai sperata) vita oltre il campo. Dunque anche in un contesto così difficile ed anacronistico c’è spazio per piccole gioie: una marmitta di cibo inaspettata che “spezza”, almeno per poche ore, la fame cronica, la presenza, casuale, di un amico dentro un block che è in grado di regalarti un sorriso o un piccolissimo momento di gioia, la bellezza di una giornata di sole in grado di scaldarti e di illuminare la speranza (ormai persa) e di riscaldare il cuore ormai indifferente a tutto. Piccoli momenti, attimi, flash che fanno riflettere e che, in quel contesto, assumono connotazioni diverse da coloro che sono “abituati alla normalità”.Recensito in Italia 🇮🇹 il 18 luglio 2017
🔎 Un’opera, in conclusione, che merita, indubbiamente cinque stelle come valutazione finale, e che tutti dovrebbero leggere; una testimonianza che punta forte al lato umano e sveglia le coscienze. Un libro che vi permetterà attimi di riflessione, spunti di pensiero e dubbi sulle motivazione e sul perché l’inferno descritto da Levi sia potuto concretizzarsi in terra (neanche tanto tempo fa dal punto di vista cronologico e nella moderna e ispirata Europa). Alla fine del libro sono presente alcune domande (le più comuni e ridondanti) che sono state rivolte a Primo Levi nei numerosi incontri che esso ha concesso a, giovani, studenti, adulti, nell’arco della sua vita (fino al giorno del suo suicidio). Un modo per “completare” il libro e per riempire gli spazi narrativi che hanno creato più dubbi e curiosità o che, evidentemente, non sono stati sufficientemente narrati ed esposti. Il libro, dal punto di vista della composizione, è discretamente realizzato: presenta la classica copertina flessibile, una buona grammatura delle pagine e una spaziatura dei caratteri che vi permetterà di leggerlo senza stancarvi la vista. Il libro è arrivato ben imballato rispettando i tempi di spedizione e consegna.
Spero di esservi stato utile.
✔ PRO
👍 Linguaggio facile, semplice e diretto che, se da una parte favorisce la lettura, dall’altra, arriva diretto alle coscienze del lettore e fornisce a quest’ultimo momenti di profonda riflessione. Per favorire un messaggio diretto e non forviante il libro, coerentemente, non presente prefazioni ma solo, una brevissima pagina di introduzione, scritta dallo stesso autore. Interessanti la pagine finali che “chiudono” il libro rispondendo alle domande che, solitamente, le persone facevano all’autore nel corso dei suoi incontri e che mettono in risalto alcuni aspetti che hanno destato, nel libro, curiosità e dubbi.
👍 Un libro che non distorce i fatti, non li fa pendere da una parte, non romanza gli avvenimenti. Un’opera che si limita ad essere cruda in alcuni tratti (e non potrebbe essere diversamente), che non giudica ne’ persone ne’ azioni ne’ storia; un libro che si limita ad esporre fatti e a lasciare al lettore il senso critico e il giudizio finale sugli avvenimenti descritti
👍 Una testimonianza sconvolgente racchiusa in poche pagine piene di carica narrativa e di una intensità comunicativa vista in pochi altri libri
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Recensito in Italia 🇮🇹 il 19 febbraio 2023
Le recensioni migliori da altri paesi
PAUL
What a book. Excellent personal account of Auchwitch. Felt like I was there.
Recensito nel Regno Unito 🇬🇧 il 11 giugno 2019
